mercoledì 28 maggio 2008

Ajax e JQuery

Stavolta parliamo delle librerie javascript JQuery, probabilmente una delle invenzioni più interessanti dopo la ruota e le orecchiette con le cime di rape. In particolare vediamo un esempio su come utilizzare la funzione $.ajax().

L'esempio che andremo ad analizzare sarà quello di chiamare uno script php su server passandogli qualche parametro e di visualizzare i risultati nella stessa pagina di partenza, all'interno di una opportuna sezione DIV. Tra i tag HEAD andiamo innanzitutto ad includere le librerie jquery, di seguito andiamo a definire la funzione loadContent().


<head>

<script src="path-to/jquery-1.2.3.js" type="text/javascript"></script>



<script type="text/javascript">
function loadContent(a, b) {
$.ajax({
type: "POST",
url: "test.php",
data: "a="+a+"&b="+b,
success: function(msg){
$("#result").html(msg);
}
});
}
</script>





</head>




LoadContent accetta in questo caso in input due parametri, a e b che passerà subito a $.ajax() attraverso il parametro "data" in modo da ricostruire la coppia "nome=valore" separata da & che vediamo quando passiamo i parametri attraverso l'URL. Va inoltre specificato il tipo (GET oppure POST) e l'url, ossia il persorso dello script da chiamare. Se l'esecuzione dell' script si conclude con successo, allora si potrà inviare il messaggio di output (msg) al DIV avente l'id result specificando che si tratta di un messaggio html
$("#result").html(msg)
Vediamo ora come viene scritto il FORM.

<FORM NAME="search">

<input type="text" size="10" value="" name="input1">
<input type="text" size="10" value="" name="input2">

<input type="button" onclick="loadContent(input1.value, input2.value)" value="Click HERE">

</FORM>

<div id="result">

</div>

All'interno del FORM abbiamo due textbox per l'acquisizione dell'input. (Ovviamente si poteva utilizzare una selectbox, un radiobutton o qualunque altra cosa prevista). All'evento onclick associato al bottone di tipo button associamo la chiamata della funzione loadContent a cui passiamo i due valori acquisiti.

Il risultato dovrebbe apparire all'inerno della sezione DIV con id result. Buon divertimento!

Vincenzo Patruno

venerdì 16 maggio 2008

Country Legend: Mickey Gilley


Si dice che Mickey Gilley abbia affermato che se suo cugino Jerry Lee Lewis non avesse sfondato nel mondo della musica anche lui, probabilmente, non ci sarebbe riuscito. In ogni caso, Mickey Gilley è riuscito a realizzare quello che può essere definito il sogno della maggior parte degli artisti: una lunga e incredibile carriera, l’affetto sincero di tutti i suoi fans e, non ultimo, il successo negli affari e un posto nella storia.
Sarà un pioniere dei Club di Country Dance, e legherà indissolubilmente il suo nome al Gilley’s Club di Pasadena, “il più importante Honky Tonk del mondo”, reso celebre in tutto il mondo dal successo del film del 1980 “Urban Cowboy”, ormai un “cult” per tutto il popolo della Country Music. Per ben 39 volte nella Top Ten Country, raggiungerà la vetta della classifica per ben 17 volte con altrettanti successi. Nel 1976 un indimenticabile “en plein” all’Academy of Country Music. Gli verrà infatti assegnato l’award nelle seguenti categorie: “Enterteiner of the Year”, “Top Male Vocalist”, “Song of the Year”, “Single of the Year” e “Album of the Year”.

Mickey Gilley nasce il 9 Marzo del 1936 a Natches, Louisiana, ma vivrà la sua infanzia e la sua adolescenza a Ferriday, sempre in Louisiana assieme a Jerry Lee e all’altro suo futuro famoso cugino, il reverendo Jimmy Swaggart. Fu grazie ai sudati risparmi della madre, che di mestiere faceva la cameriera, che all’età di 12 anni riuscì ad avere in regalo un piano. Così, con i suoi cugini, cominciò a suonare Gospel nella Assemblea della Chiesa di Dio di Ferriday e Boogie Woogie nella scuola superiore.
Ciò non gli impedì di lasciare la Louisiana e, a soli 17 anni, di cominciare a lavorare a Houston, Texas. Nel 1954 era già sposato e lavorava come meccanico e come muratore per una paga che andava dai 75 cents a 1.25 dollari l’ora. E fu proprio in quel periodo che Jerry Lee raggiunse il successo con il brano “Crazy Arms”. Mickey vide quanto riusciva a guadagnare il cugino e decise pertanto di dedicarsi alla musica. In realtà dovettero passare molti anni prima che Gilley potesse raggiungere un certo successo. Il suo primo singolo, “Tell Me Why” risale infatti al 1953 e prima del 1968 riuscirà a mettersi in evidenza soltanto a livello locale con brani come “Is It Wrong?” del 1959 e “Lonely Wine” del 1964, tutti registrati per piccole etichette indipendenti. In tutto questo tempo, la sua attività principale era comunque quella di suonare in bar e club, cosa che lo portò a spostarsi da Houston a New Orleans, dove lavorò per il produttore Huey Meaux prima di trasferirsi a Biloxi, Mississippi e poi a Lake Charles, Louisiana, dove lavorò per il Ray’s Lounge.
Tornò a Houston nel 1961 e qui riuscì ad avere un regolare contratto al Houston Nesadel Club, dove passerà buona parte degli anni ’60, facendosi un solido gruppo di fans.
Nel 1968 firmò per la Paula Records e con questa etichetta riuscì a riscuotere un primo timido successo a livello nazionale con un brano dal titolo “Now I Can Live Again”. Ma un anno importante fu il 1970, quando ci fu l’incontro con Sherwood Cryer, importante uomo d’affari del posto. Cryer era proprietario dello Sherry’s, un club di Pasadena, TX. Una sera, trovandosi al Nesadel, rimase così impressionato dalla esibizione di Gilley che volle subito entrare in affari con lui. E così, l’anno successivo lo Sherry’s riapre con il nome di Gilley’s, diventando subito molto popolare grazie anche alle frequenti apparizioni in TV. Lo stesso Gilley suonava abitualmente e regolarmente nel suo nuovo club.
Fu su richiesta di un dipendente del Gilley’s che Mickey registrò “She Called Me Baby”, brano di Harlan Howard per la sua etichetta Astro. Sull’altro lato del disco registrò un hit di Gorge Morgan dal titolo “Room Full of Roses”. Mickey riteneva che quest’ultimo brano avesse troppa chitarra elettrica, ma poiché era solo il lato B non si preoccupò più di tanto di modificarlo. E come abbiamo già avuto modo di vedere con altri artisti, ad avere un inaspettato successo fu proprio “Room Full of Roses”. I disck Jockey cominciarono a passarlo per le radio e il disco cominciò a farsi notare. Nel 1974 la rivista Playboy, che aveva una sua propria etichetta discografica lo lanciò a livello nazionale e “Room Full of Roses” balzò subito al primo posto della US Country Chart mentre arrivò nei Top 50 della Pop Chart. Nacque così un sodalizio con la Playboy Records destinato a durare nel tempo e che porterà per lungo tempo Gilley alla ribalta nazionale con numerosi hit.
E infatti, lo stesso anno raggiunse la vetta delle Country Charts con un altro revival: “I Overlooked an Orchid” seguito ben presto da altri brani old country come “City Lights”, “Window Up Above”, “Bring It On Home To Me” e da brani inediti come “Don’t The Girls All Get Prettier At Closing Time” e “She’s Pulling Me Back Again”. Ben presto riuscirà anche a superare Jerry Lee come numero di hit portati al primo posto in classifica. L’aver firmato per la Playboy Records aveva poi i suoi bei vantaggi rispetto a qualunque altra etichetta, come ad esempio la possibilità di entrare nello studio di registrazione con una playmate. “Roll You Like A Wheel” sarà infatti un duetto che Gilley registrerà con la playmate e cantante Country Barbi Benton. Il brano riuscirà a piazzarsi soltanto nelle Top 40, ma certe soddisfazioni, si sa, non hanno prezzo.
Nel frattempo cominciano ad arrivare importanti riconoscimenti. Nel 1974 l’Academy of Country Music lo nomina “Il più promettente vocalist maschile” mentre l’anno seguente fu eletto da Billboard come “Migliore nuovo artista Country”. Nel 1976 ben 5 Awards dalla ACM, tra cui quello di “Canzone dell’anno” con “Don’t The Girls All Get Prettier At Closing Time”, “Singolo dell’anno” con “Bring It On Home” e “Album dell’anno” con “Gilley’s Smokin’”. In ogni caso, la maggior parte delle sue registrazioni erano fatte velocemente, ed erano fortemente influenzate dallo stile e dal sound del cugino Jerry Lee.
Nel 1978 Gilley firma per la Epic Records. Il suo produttore, Jim Ed Norman fu determinante sia nel toglierlo dall’ombra di Jerry Lee e sia sul fatto di fargli dedicare più tempo e più attenzione alle sue registrazioni. “Here Comes The Hurt Again” sarà il suo primo successo Top 10 per la nuova etichetta seguito l’anno successivo da altri due Top 10: “Just Long Enough To Say Goodbye” e “My Silver Lining”.
Ma qualcosa di importante stava per accadere. Il 1980 esce infatti “Urban Cowboy”, film con John Travolta e Debra Ginger, ambientato e girato proprio al Gilley’s Club. Il successo del film lancerà Mickey Gilley e il Gilley’s Club verso la ribalta internazionale. Quell’anno Mickey raggiungerà la vetta delle Country Chart con “True Love Ways”, vecchio successo di Buddy Holly e con “Stand By Me”, brano inserito nella colonna sonora del film e lo stesso anno sarà nominato da Billboard “Artista emergente del Country/Pop”. Al film parteciparono anche tanti altri artisti tra cui Johnny Lee, leader dei “The Bayou City Beats”, band di casa del Gilley’s che si impose all’attenzione dei media con “Lookin’ For Love”, altro brano della colonna sonora destinato a rimanere per lungo tempo in vetta alle Country Charts.
“Urban Cowboy” spinse una intera generazione di uomini e donne ad indossare stivali e cappello da Cowboy, a ballare il Two-Step e a cimentarsi nel cavalcare il toro meccanico. Mickey Gilley dirà a proposito: “Dopo il film abbiamo cominciato a suonare a gente che fino a quel momento aveva ignorato cosa fosse la musica Country. Il film è stata una delle cose più belle che sono potute accadere al Country e ha aperto la porta a tante future star della musica. Da quel momento nessuno ha più storto il naso se dicevi che ti piaceva la Country Music.” E, parlando del Club: ”Non so se ci sarebbe stato un Urban Cowboy se non ci fosse stato il Gilley’s”.
In quel periodo il Gilley’s era diventato l’attrazione numero uno di Houston, con più visitatori persino dell’Astrodome. Era qualcosa di enorme. Poteva infatti contenere oltre 6000 persone di cui più della metà sedute.
Tra il 1980 e il 1986 Mickey riuscì a piazzarsi per 10 volte al primo posto e per 9 volte nelle Top 10 delle Country Chart. Ricordiamo “You Don’t Know Me”, “Talk To Me”, “That’s All That Matters”, “A Heartache Tomorrow (Or A Heartache Tonight)”, “Lonely Nights”, “Put Your Dream Away”, “Fool For Your Love” e “Paradise Tonight”, duetto con Charly McClain che nel 1983 gli valse il Cash Box Award come “Miglior nuovo duo vocale dell’anno”. Tra i riconoscimenti più graditi, la 178ma stella sulla Walk of Fame di Hollywood. Nel 1987 firma per l’etichetta Airborne, ma non riuscirà mai più a ripetere i successi degli anni precedenti. Era finita un’epoca, e questo fu ancora più chiaro quando in quell’anno tagliò definitivamente i suoi rapporti con il Gilley’s Club a causa di forti litigi con Cryer. Questa separazione porterà alla chiusura definitiva del Club nel 1989. Mickey comincia così ad avviare altre attività. Nel 1990 a Brenson, Missouri apre il Mickey Gilley’s Theatre e nel 1992, proprio lì di fianco, il Gilley’s Texas Cafe. E nel suo ruolo di veterano della Country Music la sua straordinaria attività musicale continua ancora oggi perché, dice: “Ho vissuto le mie cose e la mia vita in modo da avere le soddisfazioni più grandi dalle cose che amo. E la cosa che amo di più è stare sul palcoscenico e suonare per la gente.

martedì 13 maggio 2008

Foto Sub: Ischia





mercoledì 7 maggio 2008

Buzz Marketing. Un Case Study con le dichiarazioni dei redditi On-Line

Blogger e Webmaster sanno molto bene che, al di là di come un sito si presenti e al di là di cosa contenga o di quali servizi possa erogare, la visibilità su Internet resta una questione cruciale. La stragrande maggioranza dei siti web o dei Blog esistenti ha da qualche decina a, nel migliore dei casi, poche centinaia di visitatori giornalieri. Il grosso del traffico viene veicolato da relativamente pochi siti e, a meno di non ricorrere a strumenti di marketing convenzionale, è estremamente difficile e emergere in modo deciso.
Internet è un mezzo di comunicazione di nicchia. Ogni Sito o Blog "parla" ad una nicchia di utenti più o meno grande che si tende in mille modi di fidelizzare. Ma non è raro sentire di persone che, dopo la pubblicazione di un video o di un articolo o la messa on-line di un qualcosa di particolare, sono balzati improvvisamente alla ribalta delle cronache. Possiamo facilmente immaginare sia l'obiettivo (e la speranza) di tutti coloro che ogni giorno dedicano parte del loro tempo ad Internet.

Questo accade grazie al passaparola, una trasmissione "spontanea" di una informazione che può assumere carattere "virale", con il risultato di amplificarne l'effetto. Esattamente quello che gli uomini di marketing chiamano in letteratura "buzz marketing". (Possiamo facilmente immaginare come questo sia un obiettivo fortemente perseguito sulla Rete)

Prendendo spunto da quanto accaduto nei giorni scorsi a proposito della messa On-Line dei redditi degli italiani da parte dell'Agenzia delle Entrate, ho ritenuto interessante proporvi il racconto di chi ha riferito per primo la notizia sul Web. E che improvvisamente ha visto aumentare la popolarità del proprio blog e, di conseguenza, quella personale. Il tutto nell'articolo di Alberto Falossi Diventare famoso in 3 ore: come il passaparola ha attirato tutta italia sul mio blog.